venerdì 30 luglio 2010

Dal mio viaggio del 2008 - Lungo il sentiero GEA verso sud


24 maggio

Saluti e abbracci a Nadia e Sergio e via verso sud, verso una tappa apparentemente facile se non fosse per una stupida distrazione che mi porta inspiegabilmente sul sentiero 34, telefonate a Tamara e Alessandro, quindi dietrofront fino alla partenza di due ore prima e questa volta prendo bene la mira e vado avanti fino ad un capanno di cacciatori molto ben attrezzato, mi fermo, mangio e….. riparto senza la macchina fotografica!!! Me ne accorgo dopo oltre un’ora, lascio lo zaino ben nascosto e torno al capanno.
Quando arrivo allo zaino ho perso altre tre ore!!!
Arrivo al Passo Muraglione, al bar mi scolo due birre con pane e formaggio, quindi scendo in un prato e monto la tenda, verso le 22 sono nel sacco a pelo che cerco di dormire.
25 maggio

Non aspetto l’apertura del bar, faccio il test dei sei minuti al punto 8 e via verso Passo la Calla, stamani vado benissimo, non ho soste, incontro gente, si sa che durante le feste tutti vanno in montagna, mi presento, dico quello che sto facendo, distribuisco biglietti da visita, incontro un fungaiolo e ballerino di liscio: Giuliano Betti di Bertinoro (Forlì), simpatico e cordiale, mi promette un cd, me lo spedirà a casa, perfetto!!!
Nelle Foreste Casentinesi poi è un susseguirsi di incontri, la Famiglia Campomaggi e Severi, una coppia, un gruppo di amici.
Attraversare le foreste Casentinesi è semplicemente magico, non ho abbastanza aggettivi per descrivere l’emozione che ti da essere parte di questa natura, i faggi si susseguono come fossero persone che ti aspettano e tu sei felice di essere atteso, guardato, salutato, vorresti abbracciarli tutti, appoggio la fronte sudata in un tronco enorme e lo bacio due volte.
A pochi chilometri da Badia Prataglia incontro Gerard, un ragazzone olandese di almeno due metri, proseguiamo insieme e andiamo nello stesso albergo, il Giardino, mangiamo veramente bene, genuino.
La signora Lia, molto simpatica, (non per niente romagnola) mi racconta del suo cane, praticamente non la smette di raccontarmi tutto quello che questo cagnetto ha combinato, riesco finalmente a chiudere la conversazione perché voglio scrivere queste mie memorie finché sono vive nella mia mente, poi tornerò da lei, perché io amo ascoltare la gente, ma dopo, dopo le mie memorie please!

Comunque oggi sono stato fortissimo, ho macinato oltre 35 km in dieci ore, soste e chiacchierate comprese, stasera mi regalerò anche una birra doppio malto e poi a nanna.
26 maggio

Sicuramente oggi ho avuto una grandissima idea, abbandonare Gerard al suo destino, si, perché io credo molto in me stesso, credo che da solo, senza interventi esterni il mio agire diviene magico ed imprevedibile.
Probabilmente sentivo che qualcosa non andava con questo compagno trovato sul sentiero, quel qualcosa non era altro che l’impossibilità di agire d’istinto.
Sono così partito lasciandogli un biglietto nello scadentissimo inglese che conosco, ho attraversato Badia Prataglia sul sentiero GEA fino alla segheria, in quel punto il sentiero indicava di entrare nel bosco per arrivare a Passo Mandrioli, lasciato l’asfalto mi sono finalmente trovato nell’ambiente a me più congeniale; oggi fra gli alberi si stava benissimo, un poco meno allo scoperto, penso che in certi punti avremmo toccato sicuramente i trenta gradi.
Un susseguirsi di salite e discese, fatte con un buon ritmo fino a Chiusi della Verna, graziosissimo paese, quasi perfetto, ordinato, pulito, curato nei particolari, abitato da gente cordiale.
Qui, seguendo i consigli di un contadino ho preso per La Rocca, sentiero 44 e….. mi sono perso, tuttavia io ho sempre asserito che è bello perdersi e qui, ora, posso dimostrarne il perché..
Sono capitato a Pietra, una piccolissima frazione composta per lo più da case diroccate o disabitate.
Mentre cercavo di capire dove mi trovavo è giunto un fuoristrada con a bordo un tizio barbuto, inizialmente direi sbrigativo e vago, poi, improvvisamente cordiale ed ospitale.
Alla sua offerta di un bicchiere di vino, ho accettato prontamente, non mi sono seduto sulla sedia sgangherata che lui ha fortemente affermato essere la sua, ma su una sedia decisamente molto più nuova, ho bevuto il suo coctail composto da; the, limone, campari e vino bianco ed abbiamo parlato. Vedere l’interesse negli occhi di chi ti ascolta e percepirne la condivisione, è un grande regalo che solo le persone intelligenti e buone sanno darti.
Il suo nome è Boris, insegna grafica all’Università di Firenze, un tedesco che parla molto bene l’italiano, una persona eccezionale, non dirò tutto quello che ci siamo detti ma certamente un bellissimo incontro, sono felice di aver seguito il mio istinto, sono felice di aver conosciuto Boris.
Buona fortuna amico, e che la solitudine e la pace sia sempre con te.
Solo ora mi accorgo, essendo entrato nella spiritualità, di non aver parlato dell’Eremo di Camaldoli, quello che tutti vedono e che tutti provano l’ho visto e provato anch’io, sicuramente, ma c’era troppa gente, troppo chiasso, bambini, sigarette, telefonini, profumi e gioielli, belle donne e parole, parole che ti avvolgevano e ti soffocavano.
Quello che ho potuto percepire me lo sono conquistato: Dom Adelelmo, con la sua mania di vendere nel botteghino oggetti per poi mandare il ricavato alle missioni, Dom Osvaldo, genio dell’informatica, ha informatizzato tutta l’antica biblioteca e pare che sia richiesto spesso altrove per risolvere problemi sulla rete!!!
Infine il frate meccanico incaricato di far funzionare le innumerevoli turbine ad acqua disseminate ovunque scorra il prezioso elemento, questo geniale frate inoltre costruisce organi, addirittura con canne e cassette ( le cassette sono una parte fondamentale per il suono) in legno!!! E suona divinamente.
Questi frati dividono la giornata in tre parti:
Otto ore per riposo e cura personale, otto ore per lavoro continuo ed altre otto ore per preghiera e studio, ora se si pensa che le liturgie durano circa tre ore, le altre cinque, per tutti i santi giorni, sono dedicate allo studio ed alla meditazione. Posso affermare di essermi trovato di fronte a veri pozzi di scienza, altro che fraticelli!!!!
Torniamo al momento in cui ho salutato Boris; prendo il sentiero 47, del resto era il sentiero del mio anno di nascita, non poteva tradirmi e non mi ha tradito: fra sali e scendi in colline piene di papaveri sono arrivato ad una strada asfaltata, il cartello stradale indicava: Pieve S. Stefano, 6 km.
Sono arrivato in quel paese passando sotto una superstrada percorsa da camion, ho trovato gente chiassosa, macchine e motorini, cattivo odore, cioè odore di città…. Mi sono lasciato il tutto alle spalle, cercavo un prato per mettere la tenda, ma tutti i prati erano privati, recintati, ho chiesto ad un anziano in un parco dove poter andare, e questo sant’uomo ha detto una parola magica: CERBAIOLO.
Finito il paese si sale verso un colle, curva a sinistra e poi discesa, a metà un cartello indica: CERBAIOLO.
Salgo lungo una strada sterrata, ad ogni curva mi aspetto di vedere l’Agriturismo, il B&B, la Pensione, l’affittacamere….. niente, dopo la curva un’altra salita e niente, il sudore e la stanchezza stanno per sopraffarmi, continuo a camminare ormai al limite delle mie possibilità con la disperazione che avevo già provato la sera prima di arrivare al Rifugio Battisti, non so quale strana energia sia subentrata in me, sta di fatto che, improvvisamente una croce, una scritta: EREMO DI CERBAIOLO.
Sollevo lo sguardo incredulo……
Arroccato, si, arroccato significa costruito nella roccia, sulla roccia, fra la roccia, in una magica atmosfera… l’Eremo.
Assopita, di fronte ad uno spazio infinito, in un principio di tramonto, nella sacra pace, circondata da morbidi ed affettuosi gattini, una bellissima persona: Chiara.
Mi presento a lei con queste frasi: -sono felice, sono felice, sono felice-
Siedo, osservo la grandiosità del panorama, il lago artificiale ma bellissimo in cui e da cui transita il Tevere, riposo qualche istante e poi, accompagnato dalla mia ospite entro nell’Eremo, prendo possesso di una cella, mi lavo, scendo a cenare ed improvvisamente scorgo Bamby, un Allocco che vive in cucina, sullo scurino della finestra, sì signori, un Allocco vero e vegeto che ad una certa ora, stimolato da Chiara, dopo aver effettuato parecchie prove, spicca il volo e va a mangiare la carne cruda che la sua benefattrice ha posto su un mobile, mangia e poi, dopo altrettante misure o non saprei come definirle, riprende lo slancio per posizionarsi verso le travi dove la luce non può turbarlo.
Chiara ed io restiamo per tutto questo tempo, in silenzio, ad osservarlo.
Io ho sentito, fra questi due esseri, una comunione incredibile, sono due entità che si conoscono, si rispettano, si amano, sono dipendenti l’una dall’altro, senza interferenze, con il rispetto e la giusta considerazione, senza prevaricazioni né imposizioni, nella serena armonia che la natura ci ha dato.
Io lascerò qui uno dei tre sassi che ho portato con me, qui fra queste mura dell’anno 706 e che pertanto hanno compiuto 1300 anni, qui ho pregato per me e per tutti i miei cari con una devozione intensa.
28 maggio

Sveglia da Eremo, colazione abbondantissima, e dopo i saluti a Chiara, con molta emozione lascio questo posto magico, dimentico il mio cucchiaio, un motivo in più per tornare, assolutamente!
Salgo al passo Viamaggio, prendo un caffè al bar e continuo a camminare, tratta molto lunga, 34 km, senza trovare un paese, per fortuna visto il caldo, la maggior parte del percorso è nei boschi, ma è un continuo saliscendi.
Verso mezzogiorno trovo due operai al rifugio della forestale, mangio con loro e accetto volentieri il caffè che mi offrono, li fotografo e mi faccio dire anche il loro nome per scriverlo qui, Stefano e Arnaldo, belle persone, gentili e affettuosi, come tutti quelli che incontro
Sono arrivato a Baida Prataglia convinto che un così bel nome appartenesse ad un antico paese, invece appartiene ad un passo, nient’altro che un passo.
Scendo allora per trovare qualcosa di utile…. e lo trovo, una casa disabitata, in buono stato, con addirittura una rete, anche se non c’è il materasso io ho il sacco a pelo, perfetta!!!
Mi faccio il fuoco, mangio una busta di risotto al tartufo per due, poi una busta di risotto agli asparagi per due, poi un buon caffè ed eccomi qui a raccontare la giornata.
Oggi camminando ho avuto mille pensieri, cose che ora non ricordo ma che sarebbe stato molto bello poterle scrivere, bisogna che appena ho un pensiero bello lo trascriva da qualche parte.
Oggi sono 20 giorni che cammino, un bilancio?
Sto benissimo, il peso dello zaino ormai è parte di me, mi accorgo di averlo solo durante le ascese impegnative, vado in quei momenti pianissimo, ma non mi fermo.
Ce la faccio, si, sono certo anche perché le notizie che mi arrivano sono molto buone, il giornale della mia regione si sta interessando a me, questo mi da una grandissima soddisfazione.
Senza i miei sud, questo significa che sono sicuramente a metà percorso, avrò uno zaino molto più leggero ed avrò alle spalle tanta, tanta strada già fatta.ponsor tuttavia non sarei così certo di farcela, ho materiale di altissima qualità, devo ringraziare tutti, veramente, anche il CAI di Chiavari che mi ha elaborato delle tappe perfette.
Sono in Umbria e ci rimarrò per sei giorni e poi, finalmente entrerò in Abruzzo, per me Barrea è una tappa importantissima, sia per la manifestazione di ADMO, che per un motivo psicologico, dopo l’Abruzzo entro decisamente nel sud.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.